giovedì 17 marzo 2011

CRONACHE DI UN VENDITORE FOLLE Risveglio e presa di coscienza ( Capitolo I ).

E' successo di nuovo. Stamattina mi sono svegliato sudato con la consapevolezza di dover andare fino a Serravalle Scrivia a suonare tutti i campanelli delle case in giacca e cravatta per cercare di vendere quel dannato aggeggio. Poi, dopo essermi affannosamente rigirato nel letto per chissà quanti minuti e una buona dose di imprecazioni, mi sono rinsavito ed ho focalizzato la data di oggi: 16 marzo 2011.
Sono già passati due anni dal giorno delle mie dimissioni  e ancora oggi, di tanto in tanto, sogno di lavorare alla Vorwerk Folletto e di fare l'agente vendita. Per oltre un anno e mezzo ho fatto parte di questa Azienda suonando i campanelli dei quartieri più disparati della mia città e provincia, toccando anche alcune zone del  Piemonte, entrando ogni giorno nella vita privata delle famiglie con un unico intento: vendere.
Il Folletto per quei pochi che ancora non lo conoscessero è un vero e proprio sistema di pulizia per la casa o per l'ufficio, spesso in maniera più sintetica definito semplicemente "aspirapolvere". La casa produttrice del folletto ( Kobold nell'originale nome tedesco ) fa capo alla Germania, precisamente a Wupperthal, una città nei pressi di Colonia. La Vorwerk produce oltre al già citato sistema di pulizia una vasta gamma di prodotti, tra cui il celebre Bimby; robot da cucina tuttofare idolatrato da casalinghe indaffarate, donne in carriera e più in generale amanti della cucina con poco tempo da dedicare ai fornelli, tappeti, prodotti cosmetici ed altro ancora ed è piuttosto conosciuta in oltre 60 paesi del mondo. Dei prodotti Vorwerk il folletto, oltre ad essere il più noto al grande pubblico, è l'unico che viene venduto con il metodo del "porta a porta". La strategia aziendale infatti da sempre prevede una capillare tecnica di vendita diretta attuata tenacemente da accattivanti e spregiudicati agenti accurati nel vestire e fluidi nella parlantina. Si può dire che il folletto per anni (e in parte ancora oggi ) sia stato una sorta di status symbol per le casalinghe ed una liberazione momentanea per i mariti. Dico momentanea perché in ogni caso l'agente folletto tornerà a suonare alla vostra porta; sia che siate clienti di nuova generazione sia che non abbiate mai avuto un aspirapolvere.Il Folletto infatti, è progettato e costruito da un Azienda smaliziata che mediamente ogni tre anni ne cambia l'aspetto estetico rendendolo così più facilmente vendibile anche ai clienti recenti ed è composto da più motori. Il sistema di pulizia completo prevede oltre all'aspirapolvere base con un motore "cuore" centrale altri tre apparecchi dotati a loro volta di motore ad esso incastrabili come pezzi di un lego: spazzola-tappeti e batti-materasso ( EB), lucidatrice ( PULILUX ) ed elettrospazzola (chiamata dagli addetti al lavori PICCHIO), oltre agli accessori per le pulizie aeree e polverine per il lavaggio a secco di tappeti e materassi. Questa varietà  permette all'agente di avere buoni spiragli di vendita anche laddove il cliente in questione abbia da poco comprato il prodotto dando oltre alla  possibilità di possedere anche quelle di aggiungere, completare e sostitiuire. La Folletto in Italia è suddivisa in una ventina di zone con nomi di costellazioni: Phoenix, Pegaso, Perseo, Lyra etc, ciascuna delle quali è controllata da un Capo Zona che gestisce e consiglia i Capi Distretto, che a loro volta hanno il compito di far rendere a meglio i loro Gruppi, diretti  da un Capo Vendita che insegna il mestiere ai nuovi arrivati e li motiva al nascere delle inevitabili difficoltà iniziali, rimotiva i venditori più anziani in crisi ed incentiva ulteriormente quelli che vendono con costanza, senza ovviamente tralasciare le vendite personali. Zone, Distretti e Gruppi sono coordinate dalla figura del Capo Area ( quattro in tutta Italia ) e ciascun Capo Area deve rendere conto al Direttore Commerciale. Questa è la piramide aziendale e l'unica maniera per scalarla per colui che è intenzionato a fare carriera in questa realtà è iniziare a vendere il più possibile il più in fretta possibile. I momenti di pausa, di appannamento o di riflessione sono mal digeriti dall'ambiente, che inizia a pressarti da subito. Prima con una certa delicatezza, in seguito in maniera sempre più prepotentemente invasiva e continua. La foga e il desiderio ossessivo di vendita iniziano ad andare presto oltre a quello che ci si può immaginare e, gradualmente, senza quasi accorgersene, ci si trova a parlare di fatturato, di classifiche e di apparecchi venduti anche durante la pausa pranzo o nei momenti extra-lavorativi, a cena con gli ex compagni di classe che ti guardano perplessi e addirittura in casa della tua ragazza che magari avrebbe piacere di stare in intimità con te facendo dell'altro.
Come stavo raccontando in precedenza questa mattina ho rivissuto una situazione già vista molte volte. Gli ultimi 8 mesi di lavoro sono stati un calvario. Infatti non mi limitavo a salire e scendere le scale dei palazzi, ad entrare nei negozi , a fermare la gente nei bar e a cercare di imbonire il marito di turno rientrante dal lavoro incazzato dalle 8:30 del mattino fino alle 20:00 di sera dal lunedì al sabato, ma evidentemente non pago prolungavo la mia giornata anche durante il sonno, inoltrandomi in svariate ore di straordinari ovviamente non pagate. Così oltre ad addormentarmi con il pensiero di vendere qualcosa il giorno successivo se non avevo venduto quel giorno, di vendere di più se stavo vendendo poco, di vendere tantissimo se stavo vendendo regolarmente, mi svegliavo con in testa una miriade di sogni che avevano tutti un unico elemento in comune: il folletto!
E così una notte eccomi impegnato in una fuga da un paesino del Piemonte alla guida di una macchina rubata dopo aver svaligiato la casa di una  vecchietta che si era rifiutata di comprarmi il folletto. La strada è sgombra e decido di dirigermi verso Tortona con la refurtiva, dove mi aspetta un'amica. La fuga sembra un gioco da ragazzi, nessuno mi ha visto e la vecchietta non so per quale motivo invece di arrabbiarsi per il furto subito mi ha persino aiutato a riempire il sacco passandomi alcuni dei suoi gioielli più preziosi che erano nascosti dentro ad un cuscino. Ad un certo momento però, noto da uno degli specchetti retrovisori una sagoma in lontananza e lentamente quella sagoma sembra avvicinarsi. Sarà qualche mezzo veloce, penso, dopotutto sono su una strada...è normale. Ma qualcosa mi turba ed inizio ad accelerare cercando di fare scomparire quella figura informe. Più accelero però e più la figura si avvicina iniziando a prendere forma. Adesso dallo specchietto mi compare qualcosa che somiglia a una moto, però più larga del normale. Ora il turbamento si è mutato in ansia ed aumento ancor più la velocità fino ad arrivare al massimo. Sono ormai ai 220 km orari ma il mezzo misterioso incredibilmente è a un centinaio di metri da me. E' un Sidecar e alla guida c'è Parodi, il Capo Zona con al suo fianco Salemi, il Capo Distretto. Improvvisamente poi mi trovo fermo ad un semaforo e loro sono lì. Di fianco a me, col motore acceso e mi guardano entrambi scuotendo la testa. Poi Salemi senza guardarmi ma voltandosi verso Parodi esclama: "Reggiani...Reggiani...mi hai deluso profondamente. Le scorciatoie sono per i mediocri!"
Un'altra volta eccomi protagonista di un' avventura nello spazio degna del miglior Isaac Asimov. Io ed altri venditori scelti eravamo stati spediti in missione su Urano per convertire gli abitanti del Pianeta all'uso del folletto, ad essi ancora sconosciuto. Viaggiavamo nello spazio su una navicella a forma di elettrospazzola per una precisa scelta di marketing aziendale, infatti in  quel modo  le navicelle in viaggio nel sistema solare ci avrebbero notato. La nostra elettrospazzola spaziale era seguita a distanza da un'altra navicella a forma di lucidatrice. Al suo interno c'era il Capo Zona Parodi, che assieme al suo staff monitorava ogni nostro movimento servendosi di mezzi computerizzati all'avanguardia. L'approdo sul Pianeta Urano non fu difficile. L'accoglienza da parte dei suoi abitanti sembrava un pò freddina. Solamente uno di loro, un essere a forma di fiasco apparentemente fatto di pelouche con in testa un cappello di pelle di giaguaro ci fece cenno di avvicinarci ad una enorme costruzione in marmo dietro di lui. Noi obbedimmo e dopo esserci sottoposti ad una specie di check-in affollato da esseri tutti uguali con il corpo da uomo e la testa da lucertola ci trovammo in un gigantesco salone riccamente arredato da arazzi con illustrazioni di guerre spaziali ed esseri bizzarri. Il pavimento era completamente coperto da tappeti dai colori vivacissimi che andavano dall'oro al rosso sangue e dopo qualche istante di silenzio l'essere ci disse che sapeva perché eravamo lì e di sbrigarci. Aggiunse anche che apprezzava il nostro sforzo ma non avrebbe comprato nulla. Allora noi un con fare risoluto svuotammo le valigie con dentro gli apparecchi ed iniziammo a spazzolare i tappeti per circa un quarto d'ora; facemmo anche il lavaggio a secco con il Kobosan, la polverina detergente.
Poi non so come d'improvviso ci ritrovammo all'interno della nostra navicella con un sacco di soldi spaziali di forma triangolare e le valigie vuote. Gli abitanti di Urano erano rimasti entusiasti del nostro prodotto e avevano comprato tutto quello che avevamo. Adesso, mentre stavamo ripartendo, ci salutavano dai finestrini e alcuni di loro facevano roteare quelle che sembravano code con un movimento simmetrico e lestissimo.
Parodi dalla sua postazione ci stava osservando: la missione si era conclusa meglio della più rosea aspettativa.
Il sogno termina con un brindisi di gruppo nello spazio insieme al Capo Zona entusiasta del nostro operato e con fuochi d'artificio che vengono proiettati su alcuni dei maxi-schermi all'interno della navicella-lucidatrice.
In un'altra occasione ancora sono in un salotto insieme a mio cugino Stefano ( che vive a Kyoto e al tempo del sogno non vedevo da almeno 6 anni ) e alcuni ignoti con i volti mascherati da personaggi della Walt Disney. Ad un certo punto Pluto esce dalla stanza e rientra quasi subito con in mano un gioco da tavola: "Cluedo". Paperino però si lamenta e sostiene che Cluedo è un gioco noioso. "Meglio Risiko!" Dice. Dal nulla interviene poi Gastone che cerca di convincere la combriccola a giocare a "Scotland Yard". "Tutti giochi del passato!" Urla all'improvviso mio cugino battendo le mani sul tavolo; poi si precipita fuori dal salotto e si ripresenta sorridente con un enorme scatola illustrata in mano. Oggi giochiamo a qualcosa di nuovo grida euforico: " Il venditore Folle!" Dopo lo scetticismo iniziale il gioco conquista tutti i presenti. Ogni singolo giocatore deve scegliere un personaggio a scelta tra venti pedine dal volto umano, ciascuna con caratteristiche somatiche differenti sul modello di "Indovina Chi", il gioco inoltre possiede alcune caratteristiche di Risiko ed ha regole che ricordano vagamente quelle del Monopoli. Ci sono soldi, strade e piazze e persino le probabilità e gli imprevisiti; solo che qui invece di acquistare e affittare proprietà lo scopo è quello di vendere più aspirapolveri degli altri giocatori e sconfinare dalla propria città alle altre fino ad arrivare all'estero e al monopolio nel mondo. La cartina da gioco è talmente grande da occupare l'intero salone e si gioca per terra. Nonostante la novità assoluta stia appassionando tutti i presenti senza una ragione mio cugino, che ha appena venduto  ad una famiglia di Parigi, prende il tavolo da gioco tra lo stupore generale e lo trascina sul terrazzo. Poi prende un fiammifero da una tasca del pigiama, lo accende e da fuoco al gioco davanti a tutti gridando: "Giù le maschere!" Paperino allora ordina a Pluto e a Gastone di rivelare la loro vera identità, ma a questo pumto il sogno si interrompe.
Mi sono chiesto molte volte il motivo per cui sono arrivato al punto di sognare alieni come clienti e personaggi usciti dal Topolino come compagni di giochi quando sarebbe bastato dare le dimissioni un pò prima e forse la risposta è proprio in questa domanda. L'importante in ogni caso è che, prima o dopo, sia arrivata la presa di coscienza.

RiccardoR

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